STORIA DELLA PLASTICA

Brevi cenni sulla storia del materiale che ha rivoluzionato la storia, la vita e il modo di pensare dell’uomo: la plastica.

 

Pareskina

l primo tipo di plastica artificiale denominata parkesina fu inventata nel 1856 dal chimico inglese Alexander Parkes.

Nel 1862 all’International Exhibition di Londra e nel 1867 aIl’Exposition Universelle di Parigi presentò una serie di oggetti in questa resina semisintetica che ricordava I’avorio.

Celluloide

tipografo statunitense John Wesley Hyatt dopo una serie di esperimenti con la parkesina, nel 1869 brevettò la celluloide. A spingerlo nella ricerca di questo nuovo materiale fu un bando di concorso promosso dalla ditta Phelan and Collander, produttrice di palle da biliardo, nel quale si prometteva un premio di diecimila dollari a chi avesse sviluppato una sostanza capace di sostituire l’avorio, che iniziava a scarseggiare.

All’inizio la celluloide trovò largo impiego presso i dentisti che la sostituirono alla costosa gomma vulcanizzata, usata per ottenere le impronte dentarie.

Bakelite

Il successo delle prime materie plastiche artificiali ben presto fu oscurato dalla comparsa di un nuovo materiale, la bakelite, che per circa mezzo secolo dominerà il mondo delle materie plastiche.

L’inventore della bakelite nel 1907 fu il chimico belga Leo Hendrick Baekeland.

La Bakelite fu la prima resina termoindurente ottenuta facendo reagire fenolo e formaldeide. Dalla reazione si forma un prodotto resinoso che diventa plastico per riscaldamento e in queste condizioni può essere compresso in stampi per ottenere oggetti di varia forma. Prolungando il riscaldamento nello stampo, il materiale indurisce e mantiene permanentemente la forma che gli è stata data.

La bakelite può essere colorata e lucidata, perciò fu presto utilizzata per la produzione di elettrodomestici, giocattoli, scatole, gioielli, lampade, ma anche per i cruscotti delle automobili. Questa plastica oggi è utilizzata come isolante elettrico e per i manici delle pentole.

Nel 1913 lo svizzero Jacques Edwin Brandenberger inventò il cellophane, un materiale a base di cellulosa, prodotto in fogli sottilissimi e flessibili. E’ un materiale trasparente ed impermeabile che trova subito applicazione negli imballaggi. Il termine cellophane, che è diventato un termine di uso comune, coniato dal suo inventore, nasce dall’unione delle parole “cellulosa” e “diaphane” (diafano, che lascia passare la luce e permette di vedere attraverso esso).

Negli anni ’20 cominciarono i primi esperimenti per creare materiali plastici usando il petrolio come “materia prima” da cui partire per la produzione.

Nel 1935 il chimico americano Wallace Carothers sintetizzò presso un laboratorio chimico della DuPont, la fibra tessile oggi conosciuta come nylon (poliammide). Questo materiale segnò l’ascesa delle “fibre sintetiche” e troverà largo impiego nell’industria tessile: dalle calze da donna ai paracadute.

PET

Qualche anno dopo Rex Whinfield e James Tennant Dickson  brevettarono in Inghilterra il polietilene tereftalato (PET). L’uso del PET si diffuse dopo la seconda guerra mondiale e venne utilizzato per la costruzione di paracadute, maglioni e camicie che non si stiravano.

Il suo ingresso nel mondo dell’imballaggio alimentare risale al 1973, quando l’ingegnere e prolifico inventore americano Nathaniel Wyeth (Du Pont), si cimentò alla ricerca di un modo per produrre bottiglie di ginger ale senza usare il vetro.

Per Wyeth si trattava di una sfida, che riuscì a vincere solo dopo anni di esperimenti, brevettando nel 1977 un nuovo metodo per produrre bottiglie di plastica. La sua soluzione utilizzava uno stampo speciale, in grado di allungare le fibre della plastica così da allinearne le molecole, rendendo il materiale molto più resistente.

La bottiglia inventata da Wyet, leggera, resistente agli urti e trasparente, è oggi lo standard per il confezionamento delle acque minerali e delle bibite.

Gli "anni della plastica"

Gli “anni di plastica” iniziano ufficialmente l’11 marzo del 1954 quando Giulio Natta, futuro premio Nobel per la chimica (nel 1963), scrisse sulla sua agenda: «Fatto il polipropilene»

Il nuovo prodotto, che in seguito sarebbe stato chiamato “Moplen”, venne utilizzato per produrre di tutto: dalle stoviglie, ai componenti per le auto, alle bacinelle e giocattoli. Con il miracolo economico degli anni ’60 la plastica invase le case degli italiani con oggetti dall’aspetto lucido, liscio, moderno e soprattutto colorato; il tutto ad un prezzo “accessibile” e quindi non più a solo esclusivo utilizzo della fascia della popolazione più abbiente.

Dalle materie plastiche “di massa” si approdò ai cosiddetti tecnopolimeri o polimeri per ingegneria, dotati di caratteristiche di resistenza e di rigidità tali da consentirne l’utilizzo in sostituzione dei più tradizionali metalli; uno di questi è il policarbonato, considerato un tecnopolimero con prestazioni superiori alla media tanto che viene utilizzato in molteplici campi d’applicazione, quali: nell’ottica per le lenti degli occhiali nel settore dei trasporti per i caschi e per le coperture dei fanali nel settore militare come giubbotti antiproiettile e scudi antisommossa nell’edilizia per realizzare coperture e finestrature ecc..

Sebbene la plastica possa ormai essere considerata un materiale “maturo” gli anni ’90 sono comunque caratterizzati da importanti sviluppi tecnici per rispondere sempre di più alle esigenze della produzione manifatturiera moderna:

  • la sicurezza dei prodotti;
  • il basso impatto ambientale;
  • la durabilità;
  • la praticità e la leggerezza;
  • la biocompatibilità;
  • il riutilizzo.

Nascono così negli anni ’90 i film multistrato o film barriera, che possono essere trasparenti o metallizzati, in grado di ottenere un’efficace barriera ai gas fornendo così una valida soluzione contro l’assorbimento dell’umidità e preservando i prodotti dalla penetrazione di ossigeno, luce ed odori esterni, prolungandone la conservazione e freschezza. “La nostra sarà ricordata come l’era dei polimeri”, ha detto il Premio Nobel Paul John Flory.

“Il futuro appartiene ai tecnopolimeri e polimeri speciali che saranno prodotti forse in quantità più ridotte ma saranno essenziali per il progresso dell’umanità”.

La plastica è un materiale che conosciamo molto bene e che trattiamo da più di 45 anni.

Il nostro obiettivo è quello di educare al riciclo e al riutilizzo di tale materiale, fornendo soluzioni innovative per valorizzare ciò che per altri viene visto semplicemente come uno scarto.